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Cibo… libera tutti

Quando si parla di sana alimentazione o di intraprendere un percorso nutrizionale di cambiamento, sia in ambito clinico e terapeutico che di semplice prevenzione, un argomento sul quale c’è profonda e diffusa disinformazione è quello del cosiddetto “pasto libero”. Iniziamo dall’aspetto semantico. Indicare un pasto in cui si mangiano cose diverse rispetto alla routine o alle regole della quotidianità come “sgarro” o “pasto libero” trasmette a mio parere dei messaggi sbagliati e fuorvianti.

Ricordiamoci che le parole sono importanti e trasmettono molto del nostro modo di concepire concetti multidimensionali come quello del “cibo”.

Il cibo non riguarda esclusivamente i macro e i micro-nutrienti che introduciamo nel nostro corpo ma molto altro. L’uomo non si nutre, l’uomo si alimenta.

All’interno dell’alimentazione troviamo elementi di convivialità, emotività, cultura enogastronomica, tradizione, che arricchiscono la nostra vita e di conseguenza il nostro benessere e la nostra salute. Lo “sgarro” secondo la definizione Treccani sarebbe: “sgarrare, di mancare cioè di esattezza e d’impegno sul lavoro, o anche di venire meno sul piano della correttezza morale”. Capisci bene come si intenda, quindi, qualcosa di universalmente negativo rispetto al vivere “corretto”. Anche la concezione di pasto “libero” che spesso viene utilizzata quando si vuole indicare quel momento della settimana in cui semplicemente si ordina la cena o si va al ristorante, trasmette un’idea fondamentalmente scorretta rispetto a come dovremmo considerare questi momenti.

Aderire a specifiche indicazioni o linee guida potrebbe partire da una motivazione interna e quindi essere una “libera” scelta. In questo senso ogni pasto è libero. Così come liberamente scegliamo di aderire e di rispettare le regole della civile convivenza. Siamo cittadini liberi pur scegliendo liberamente di rispettare norme e regole di convivenza civile. Per fare un esempio pratico, consumare un bicchiere di vino con un caro amico, aumenta o diminuisce la salute? Possiamo affermare con discreta sicurezza che un consumo alcolico moderato di alcol influenza poco la nostra salute, ma comunque non lo fa positivamente. Il messaggio è quindi smettere di consumarlo? È possibile compiere anche questa scelta. Tuttavia, mentre la nostra salute a livello fisico potrebbe beneficiarne, la nostra salute complessiva (bio-psico-sociale) potrebbe non risultarne aumentata, anzi.

Questo perché la salute non può essere ridotta esclusivamente alle reazioni biochimiche interne al nostro corpo. Va fatta chiaramente una valutazione costo-beneficio, che ovviamente è anche personale e risponde a caratteristiche anche uniche (pur potendoci affidare al supporto di professionisti qualificati ovviamente).

In questo senso come potremmo definire occasioni alimentari che fuoriescono dalle esatte indicazioni nutrizionali ma possono far parte della nostra vita conviviale/sociale?

Un’espressione che mi piace utilizzare e che secondo me ben rappresenta una vita salubre ed equilibrata è “eccezione”.

Pensiamo al giorno libero della nostra settimana in cui non lavoriamo: in quel momento stiamo facendo uno “sgarro” rispetto alla settimana lavorativa? No, piuttosto è un momento eccezionale di riposo. Un giorno festivo. In questo modo rinforziamo positivamente un gesto per il quale non dobbiamo provare senso di colpa, anzi. Allo stesso identico modo, uscire la sera a cena è un errore? Il nostro pasto libero è uno sbaglio? No, è un momento “eccezionale”. Un momento festivo. Un’eccezione appunto. Che aumenta il nostro benessere e ci dà risorse e possibilità per vivere meglio una sana quotidianità.

Per quanto riguarda il contenuto di questa eccezione potremmo scoprire anche qualcosa di sorprendente.

Se poniamo attenzione alla cura della nostra quotidianità, della nostra routine, della nostra “regola”, anche le eccezioni potrebbero risultarne “migliorate”.

Per intenderci, se poniamo attenzione alle porzioni dei pasti della nostra quotidianità, potremmo scoprire che siamo portati in modo del tutto naturale a riporre la stessa attenzione anche alle porzioni dei pasti “eccezionali”. Allo stesso modo se ci abituiamo a mangiare privilegiando alimenti che promuovano la nostra salute fisica, preferendo ad esempio quelli di origine vegetale, anche la nostra eccezione spingerà verosimilmente nella stessa direzione, perché allenando le nostre abitudini cureremo ed influenzeremo indirettamente anche le nostre eccezioni. Per definizione, l’eccezione conferma e non smentisce la regola.