Decidere per l’ennesimo biscotto al posto della carota è prima di tutto una questione di tempo. Una ricerca recente del California Institute of Technology indica che maggiore è la velocità con cui una persona inizia a pensare alle differenze in termini di benefici tra un alimento e un altro e più alta sarà la probabilità che la persona stessa sia in grado di esercitare un’azione di controllo sull’impulso fino a scegliere l’opzione magari meno buona ma più sana. Secondo questa ricerca basta essere 323 millisecondi più lenti per rimanere preda dei propri istinti e fare la scelta sbagliata.
Ovviamente perché questo processo si inneschi è necessario prima di tutto che la persona sappia riconoscere la differenza in termini di salute tra i due alimenti in questione. In alcuni casi questa è evidente, in altri meno. Ma non basta che la differenza sia una semplice nozione teorica parte del bagaglio di conoscenze che una persona si porta dietro. Perché la percezione dei benefici emerga così rapida e potente da influenzare una scelta deve essere parte di quei valori che si giudicano così importanti da fungere da guida per le nostre azioni.
È fondamentale quindi insistere sull’educazione in ambito alimentare in quanto fornisce il presupposto perché la persona possa scegliere nel modo più corretto. Ed è tanto più importante nei bambini nei quali un buon livello di conoscenza può rendere questi processi del tutto automatici, rapidissimi e dunque molto efficaci. È proprio vero che sapere è potere.
Il passo immediatamente successivo al “sapere” è il “volere” e, di conseguenza, il “fare”. Passare all’azione può essere difficile, quindi si può adottare una strategia che si traduce in azioni quotidiane che possono davvero migliorare la vita.
Pk sapere e potere?
Ciao Aurora!
Come racconta Filippo Ongaro nell’articolo, sapere è potere perché conoscere le basi dell’educazione alimentare può essere utile a scegliere il modo migliore di mangiare, quello che potenzia lo stato di salute di ognuno. 🙂