L’argomento divide la comunità sportiva in due correnti di pensiero: i sostenitori che ne incoraggiano la pratica e chi invece mette in discussione la sua reale efficacia.
Cos’è lo stretching?
È un insieme di movimenti atti ad allungare le diverse parti del corpo per mantenere e/ o migliorare la mobilità articolare e l’elasticità muscolare. Come tutte le pratiche sportive, poiché si tratta di un apprendimento “neurale”, gli effetti dello stretching (e la tua tolleranza al dolore che può creare) migliorano col tempo e si mantengono solo con la costante ripetizione.
Sfatiamo il primo mito: l’attività di stretching, seppur da sempre considerata fondamentale per qualsiasi tipo di sport ed esercizio fisico, non è invece da praticare sempre e comunque. In alcuni casi infatti, “allungare” un muscolo prima di chiedergli di “contrarsi” come accade in un allenamento non solo non è garanzia di migliore performance, ma potrebbe al contrario esporre a maggior rischio di infortunio. Allo stesso tempo non è detto che sia valida per un recupero più attivo.
Facciamo chiarezza. Per prima cosa esistono diverse metodologie di stretching con effetti diversi e quindi, come tali, vanno usate strategicamente in base agli obiettivi che abbiamo.
Quando lo stretching non va eseguito
Lo stretching statico è utile per allenare l’elasticità. Non va eseguito prima di un allenamento perché crea un rallentamento dell’attivazione muscolare (riduzione forza). Allungando le fibre muscolari, non permetti una corretta irrorazione delle fibre stesse, ed il flusso sanguigno verrà allontanato dal muscolo target.
Anche lo stretching dopo la tua seduta di allenamento può essere controproducente: “stressare” le fibre muscolari già lesionate da un allenamento, allungando il muscolo, oltre che allontanare il sangue dal distretto apporterai meno ossigeno e nutrimento.
Quando lo stretching ti sarà d’aiuto
Lo stretching ti può aiutare ad allungare il muscolo, migliorare la mobilità e l’elasticità ma dedicagli una seduta a sé. Prenditi 15-20 minuti non a ridosso delle tue attività e cerca di mobilitare tutti i distretti corporei: rotazioni delle caviglie, ginocchia, anche e collo; circonduzioni delle braccia. Cerca di farlo in modo dinamico ma anche controllato, graduale e progressivo. Non devono creare dolore. Ripeti la serie di movimenti in maniera lenta inizialmente, poi quando avrai raggiunto una certa scioltezza aumentarne l’estensione e la velocità.
Questo tipo di movimenti aumentano il battito cardiaco, stimolano il flusso sanguigno e aumentano la temperatura corporea: possono quindi rappresentare una strategia pre-competizione per riscaldarti e attivare muscolatura e articolazioni.