La parola kintsugi, o kintsukuroi, deriva dal giapponese kin (oro) e tsugi (riparare). Significa letteralmente “riparare con l’oro”. Si tratta di una tecnica di origine antica che prevede l’uso di oro liquido o in polvere per riparare vasi o oggetti di ceramica.
Grazie al Kintsugi, l’oggetto rotto riprende vita e torna a splendere e, grazie alla preziosità dell’oro e alla sua unicità, acquisisce più valore di prima.
Gli insegnamenti del Kintsugi
Questa pratica, oltre a permettere la creazione di oggetti irripetibili e di rara bellezza, ha un grande interesse anche simbolico.
L’imperfezione e la ferita (dell’oggetto, ma non solo) non sono di ostacolo. Anzi, è proprio attraverso di esse che è possibile ottenere un risultato ancora migliore del precedente. È grazie alla sofferenza e alle ferite che possiamo raggiungere una maggiore completezza e crescita interiore.
I 3 fondamenti del Kintsugi
1. Accetta ciò che accade
La vita è cambiamento. Questa verità è semplice e conosciuta da tutti. Eppure, noi esseri umani ci attacchiamo alle situazioni esattamente così come sono (a volte anche a quelle meno salutari) e ci sembra impossibile che possa accadere qualcosa che le cambi. Se rifletti, però, ti rendi immediatamente conto che anche la tua vita ha subìto mille interruzioni di rotta, mille svolte ed è costellata da successi e fallimenti. Alcuni di questi, probabilmente, sono anche stati positivi e ti hanno portato dove sei ora.
Quando accade qualcosa che non ti aspetti, quando la giornata non va come dovrebbe andare, ripensa all’antica arte del Lintsugi che, da una rottura, sa tirare fuori qualcosa che è ancora meglio di ciò che lo precedeva. E pensa che potrebbe succedere così anche a te.
2. Impara l’arte di aspettare
Nella tecnica tradizionale del Kintsugi, gli oggetti vengono riparati attraverso un procedimento lungo e in diverse fasi. Quest’operazione parte dalla preparazione di una colla particolare derivata dalla corteccia di una pianta, passa poi dall’unione con la polvere d’oro, fino ad arrivare alla lucidatura finale. In tutte queste fasi, l’oggetto deve riposare in ambienti umidi per settimane finché il risultato non è quello desiderato.
Come appare evidente, il processo di riparazione delle “ferite” dell’oggetto non è per nulla veloce. Ed ecco un altro importante insegnamento per noi occidentali: ci vuole tempo.
La prossima volta che ti ritrovi in una situazione non voluta, che ti mette a disagio, ti rattrista o addolora, non pretendere di tornare a risplendere subito. Concediti invece il tempo che ti serve per rielaborarla.
3. Non vergognarti delle tue ferite
Questo è, probabilmente, l’insegnamento più bello di tutti. Il valore degli oggetti riparati con l’arte del Kintsugi è dato proprio dalle loro ferite riempite d’oro. È in questa unicità, sofferenza e ritorno allo splendore la chiave della loro bellezza. E se fosse anche per te così?
Le ferite della vita e dell’anima fanno parte del percorso di ognuno di noi e sono inevitabili. Forse però, una tradizione antica come il Kintsugi può esserci d’aiuto a capire che non siamo i soli. Può insegnarci ad accoglierle con più consapevolezza e a capire che possiamo portarle con noi, senza negarne l’esistenza e il valore.