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Tornare all’essenza

Che viviamo in un presente molto complesso è chiaro a tutti oramai, gli ultimi eventi storici hanno messo a dura prova i sistemi sociali, culturali ed economici sui quali l’umanità si è basata sino a ora, forzandoli a un’accelerazione verso un cambiamento necessario e comune come mai prima d’ora è stato sperimentato. Ma la velocità, come mi capita spesso di rammentare, senza un giusto orientamento non è mai garanzia di risultato positivo né tantomeno di successo. Certo, il tempismo è sempre determinante, ma a correre in direzioni sconosciute può anche capitare di ritrovarsi in fondo a un crepaccio.  Dunque, nel perseguire il cambiamento, la velocità è solo uno dei fattori chiave, non l’unico. Quali sono gli altri?

La storia di Jack Ma Yun

Voglio prima raccontarti la storia di un bambino nato il 10 settembre del 1964 in Cina, nella regione dello Zhejiang. Sono gli anni della rivoluzione culturale di Mao quelli in cui questo bambino cresce, anni che hanno tenuto il Paese in un forte stato di isolamento dall’occidente. Il piccolo cresce con la convinzione che il suo fosse il paese più ricco e felice del mondo. La sua famiglia è povera, come d’altronde lo erano tantissime altre famiglie, ma lui vuole imparare l’inglese. Per questo si offre gratuitamente come guida turistica ai tanti americani in arrivo a Hangzhou, che era diventata una meta molto ambita dopo che Nixon l’ebbe visitata.
Ogni giorno si mette in sella alla sua bicicletta e pedala per una settantina di km per arrivare all’hotel dove alloggiano i turisti e poi li porta in giro per la città gratuitamente apprendendo così l’inglese per immersione naturale. Quando è il momento di entrare nel mondo dell’università, prova con diversi college, ma la sua domanda viene rifiutata almeno tre volte. Di rifiuto in rifiuto alla fine riesce ad accedere all’università e a laurearsi in inglese. Come accade spesso ai giovani appena usciti dal mondo universitario, tenta diverse strade. Lui stesso racconta di avere provato a entrare nelle forze di polizia senza esito, così come di avere proposto la propria candidatura anche alla catena americana di fast food Kentucky Fried Chicken. “Eravamo in 27, ne presero 26, esclusero me”. Poi ottiene un lavoro come professore e come interprete.
È proprio facendo da interprete in un viaggio in USA che si ritrova a tu per tu con un computer connesso a Internet e attraverso di esso trova la prova provata che la Repubblica Popolare Cinese in fatto di connessioni aveva ancora tutta la strada da fare. Accade cioè che digitando la parola “birra” sul motore di ricerca trova prodotti americani, tedeschi e anche giapponesi, ma non birra cinese. Anche aggiungendo alla ricerca la parola “Cina” il risultato è identico.

Erano gli anni novanta e lui era Jack Ma Yun, fondatore e presidente di una fra le maggiori compagnie di commercio online, la Alibaba Group, con una valutazione di mercato da 400 miliardi di dollari. Un profeta delle vendite che ha cambiato il modo di fare commercio al dettaglio e in seguito anche all’ingrosso, in Cina e poi nel mondo. Uno dei più grandi innovatori dell’imprenditoria con un patrimonio personale stimato di 40 miliardi di dollari, il primo imprenditore cinese ad apparire sulla copertina della rivista Forbes e in seguito selezionato dalla stessa come uno degli Asian’s Heroes of Philanthropy per i suoi contributi alla lotta alla povertà, scelto dalla rivista Times come uno dei 100 uomini più importanti al mondo. Nel settembre 2018, all’età di 54 anni, Jack Ma ha annunciato di voler lasciare entro un anno la carica di presidente esecutivo del gruppo Alibaba, pur rimanendo nel Consiglio di Amministrazione fino al 2020, per dedicarsi ad attività di filantropia nel settore dell’istruzione.

Perché vi ho raccontato questa storia?

“Oltre 30 anni fa ero solito affermare che se avessimo perso l’opportunità di vendere i nostri prodotti agli Stati Uniti, avremmo perso per sempre la possibilità di far conoscere i nostri beni al mercato globale. Oggi, invece, dico alle persone che se non riusciranno a piazzare i loro prodotti sul mercato cinese, perderanno la loro partita con il futuro” ha detto il fondatore di Alibaba ai microfoni de celebre talk show americano condotto da Charlie Rose. Un chiaro esempio della capacità di vedere il cambio di orientamento pur nella velocità di un mercato in espansione. Ebbene, io credo che una storia umana e imprenditoriale di estremo successo come questa non possa e non debba limitarsi a lasciarci come insegnamento i soli termini di volontà, dedizione a un progetto, capacità organizzativa e visione, ma debba andare oltre. Debba educare al cambiamento. Un aspetto essenziale di Jack Ma è che nella sua vita non ha mai smesso di essere un insegnante.

In uno dei passaggi più significativi del suo discorso agli imprenditori, durante l’evento Gateway ’17 di Detroit, ha detto: “Un insegnante vuole sempre che i suoi studenti abbiano successo e siano migliori di lui. Quando assumo qualcuno, voglio sempre persone più brillanti di me. Do un consiglio ai miei colleghi: (al colloquio) guarda quel giovane uomo, se pensi che potrà diventare il tuo capo nel giro di 5 anni, allora assumilo”. Anche per questo credo che la storia straordinaria di questo individuo possa essere l’esempio lampante di un passaggio di consapevolezza per me essenziale: occorre fermarsi, valutare le proprie priorità e farsi portatori di una visione capace di sovvertire il futuro, cambiando la direzione di tutte le evoluzioni che oggi ci paiono scontate nella nostra sfera di influenza. Tutto a partire da un rapporto diverso con noi stessi e da nuove idee.

Innovazione e idee

Ma cosa sono le idee? Per il filosofo e mistico cinese Zhuāngzĭ “Tutto l’universo non è altro che un’idea”. Tuttavia, la parola idea è anche sinonimo di innovazione visto che innovare, come possiamo leggere sul vocabolario, significa “cambiare l’ordine prestabilito delle cose per fare cose nuove”. Una buona idea può rendere estremamente ricco l’individuo e portargli la vera eternità e allo stesso tempo una cattiva idea può renderlo estremamente povero e portarlo alla disgregazione. Diventiamo invece ricchissimi quando una nostra idea deriva da un moto interiore di grande nobiltà, quasi spirituale, tale per cui questa idea appare come un tentativo passionale di prenderci cura di qualcosa che va oltre noi stessi. In altre parole, di suscitare Gratitudine.

Potremo così scoprire che l’innovazione, che comunemente intendiamo come l’apoteosi del processo di digitalizzazione iniziato da tempo e nell’apice della sua corsa, altro non è che il processo di generazione di un’idea che è tanto più innovativa quanto più coincide con la produzione di beneficio per tutti e per l’Insieme. Sono fermamente convinto che la mancanza di un ideale supremo che comprenda il benessere comune sia la peggiore privazione che possiamo infliggere alla nostra esistenza. E sono altrettanto convinto che proprio questa sia la maggiore causa che genera l’insoddisfazione delle persone le quali non hanno compreso appieno, o non hanno mai avuto modo di conoscere, il senso della Gratitudine.

Un grande ideale genera e dà origine a una nuova prospettiva valoriale per l’intera sfera di influenza di quell’individuo che lo nutre. Ed è un valore a favore dell’insieme, del mondo, non contro di esso. È quella che io chiamo vita prospera, nella quale l’idea di ricchezza cambia radicalmente. Una vita che consenta di dire come Jack Ma che ha accolto la notizia del suo ritiro con una dose di pessimismo “non è la fine di un’era ma l’inizio di una nuova, per me”. La sfida che abbiamo davanti è secolare, abbiamo un percorso impervio di fronte a noi che ci dovrà portare a riempire con un significato meno astratto, ambiguo e superficiale molte delle parole che la velocità del nostro presente ci ha abituati a usare senza attribuire loro il peso specifico necessario. Parole come valori, ecologia, ambiente, rispetto, parità, diritti, umanità, etica, inclusione, cooperazione potranno assumere sfumature e valenze più profonde se ci predisponiamo a ripartire da un’idea di evoluzione che muova da ciascuno di noi, dalla Gratitudine che riusciamo a diffondere per-il-mondo. Per innovare occorre sapere innovare per primi noi stessi. Come? Seguimi e vedremo insieme quanto sia essenziale saper prima cambiare il nostro modo di vedere le cose per poi poterle cambiare davvero.

 

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