Forse non tutti sanno che sotto il nome di anice vengono identificate ben tre piante che non appartengono alla stessa specie ma che sono accomunate solo dall’aroma dei loro fiori e semi.
La variante più diffusa è l’anice verde, una piante che appartiene alla famiglia delle Apiaceae – di cui fa parte anche il cerfoglio – ed è caratterizzata per la tipica infiorescenza a forma di ombrello. Il suo sapore è molto simile a quello del finocchio con un leggero retrogusto di menta.
La seconda varietà di questa pianta è l’anice stellato, della famiglia delle Liliaceae – la stessa di cipolla e aglio – ed è chiamato così per la forma a stella dei suoi frutti. Fu introdotto in Europa dalla Cina attraverso la Russia per questo è chiamato anche anice della Siberia e il suo sapore è pressoché identico a quello della liquirizia. Infine, c’è l’anice pepato, diffuso in tutto l’Estremo Oriente per il suo gusto estremamente aromatico e piccante.
Qualsiasi sua variante si scelga, l’anice è usato da tempi remoti in diversi tipi di tisane e infusi per le sue molteplici proprietà benefiche.
Già Ippocrate raccomandava l’anice per l’eliminazione del muco dai bronchi: proprio per questo è tutt’oggi consigliato a chi vuole smettere di fumare per liberarsi dalle mucosità irritanti.
Non è un caso che la raccolta dei suoi semi avvenga proprio a settembre, quando lo sbalzo di temperature e il cambio di stagione possono causare qualche disturbo all’organismo. Infatti, l’anice è un vero toccasana per tutto l’apparato gastrointestinale. Non solo previene la sindrome dell’intestino irritabile, ma, se usato nella tisana dei quattro semi, assieme al carvi, al finocchio e al coriandolo, preserva dai fastidiosi effetti della fermentazione intestinale.
Riconosciuta è anche l’azione galattogenea dell’anice, quella cioè di favorire una maggior quantità e qualità nella produzione di latte materno nel periodo dello svezzamento.
Il segreto dell’anice risiede nel composto aromatico in esso contenuto, cioè l’anetolo. È a questa sostanza che si deve l’intenso profumo dell’anice, per cui viene utilizzato molto in confetteria e liquoreria. È sempre grazie all’anetolo che si deve il classico “rimedio della nonna” di masticare a fine pasto dei semi tostati di anice per aiutare la digestione e profumare l’alito.
Il suo sapore balsamico e aromatico ha reso famoso l’anice per il suo impiego nella preparazione di dolci. Non solo, nell’Europa settentrionale è usato sui formaggi e sulle verdure, invece in Europa meridionale e in Oriente non è raro trovarlo in pietanze a base di carne, per esempio in Cina è spesso abbinato al pollo e all’anatra.
L’impiego diffuso soprattutto in tisane e infusi, ma anche in cucina, rende l’anice una pianta ideale da tenere sempre a disposizione, magari da coltivare sul terrazzo. In Occidente è molto diffusa la coltivazione dell’anice verde, grazie anche alla bellezza dei suoi fiorellini bianchi a forma di ombrello. Predilige una posizione soleggiata con terreno asciutto, drenato e ricco di sostanze nutritive. La semina avviene tra marzo-aprile, in quanto teme le gelate notturne, in file distanti 50-60 cm; una volta cresciuto, l’aneto non deve essere annaffiato eccessivamente, per cui tra un’annaffiatura e l’altra è bene aspettare due giorni. La raccolta dei frutti avviene tra agosto e settembre, quando i fiori assumono una colorazione grigio-verde. Una volta raccolti, i semi vanno essiccati e conservati in barattoli a chiusura ermetica.
L’anice è uno degli ingredienti della cosiddetta miscela delle “5 spezie cinesi” assieme a finocchio, chiodi di garofani, cannella e pepe. Secondo una leggenda questi ingredienti facevano parte di una polvere magica capace di rievocare gli elementi fondamentali cinesi, cioè il legno, il fuoco, la terra, il metallo e l’acqua.