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Sto bene con me, sto bene con gli altri

La mindfulness, come ci insegna Jon Kabat-Zinn (fondatore della Stress Reduction Clinic e del Center for Mindfulness in Medicine), è “portare l’attenzione in maniera intenzionale e non giudicante al momento presente” e la meditazione è la pratica che più di tutte ci aiuta ad attivare questo processo e a disinnescare il nostro “pilota automatico”. È per questo che è una pratica che consiglio di cuore a tutti noi. Fa bene non solo a noi stessi ma anche agli altri e cambia il nostro modo di vedere ciò che ci circonda. La meditazione, infatti, non è e non deve essere una pratica solitaria, che inizia e finisce sul nostro cuscino da meditazione. Se praticata con costanza, la mindfulness ci permette di sintonizzarci con le nostre emozioni e di sentire, di conseguenza, più facilmente anche quelle altrui. Grazie a essa sviluppiamo nuovi circuiti neuronali, aumenta l’intelligenza emotiva e sociale e, così, migliorano le relazioni stesse con le altre persone.

Tra le pratiche di mindfulness più interessanti, c’è senza dubbio il Mindful Eating, cioè il nutrirsi con consapevolezza, imparando a “sentireciò che ci piace e di cui abbiamo bisogno e tornando a percepire la sensazione di fame/sazietà innata nell’essere umano, ma spesso compromessa dai ritmi moderni.

Le pratiche di Mindful Eating classiche sono spesso da svolgere da soli, in silenzio, assaporando i cibi con i cinque sensi senza distrazioni. Questa può essere considerata una palestra fondamentale per recuperare il nostro modo intuitivo di nutrirci, ma che può essere utilizzata anche in contesti sociali, quando ci troviamo a tavola con altre persone. Qualsiasi attività, anche virtuosa come questa, infatti, non può entrare davvero a fare parte della nostra vita quotidiana se non è sostenibile e praticabile in contesti diversi. La socialità è un aspetto importante e, l’abbiamo riscoperto in quest’ultimo anno e mezzo, fondamentale per vivere bene ed essere felici.

È stato osservato che, nel momento in cui mangiamo a tavola con altre persone, tendiamo ad acquisire il ritmo della persona che mangia più velocemente tra tutti i commensali. E questa, come potremo bene immaginare, non è una sana abitudine. Una persona consapevole dei propri bisogni e che ha imparato ad ascoltare il proprio corpo e i segnali che invia può spezzare questo meccanismo e, anzi, ritrovarsi a essere un esempio per tutti gli altri.

Qualche consiglio su come portare il Mindful Eating nei contesti sociali?
Leggi qui l’articolo e scopri di più su questo argomento.